Leggi l’articolo precedente: Mafia Nigeriana/6 – Traffico di droga, Italia mercato e snodo per altri Stati europei
“I profitti delittuosi alimentano diversificati traffici illegali, anche in considerazione del rapporto spesso organico tra i gruppi operanti che, partecipando ad un fitto network transnazionale, possono agevolmente orientare i proventi nei settori più remunerativi.
Sempre più nigeriani investono in attività commerciali (nei settori alimentari etnici), imprenditoriali, phone – center e strutture finanziarie di trasferimento di denaro, soprattutto money – transfer, attraverso cui controllano i circuiti delle rimesse in patria e supportano le filiere illegali all’estero.
Per aggirare i controlli sui money transfer, viene anche applicata la pratica della Hawala, che indica un sistema di scambi basato sulla fiducia: qualcuno consegna una cifra di denaro in un luogo e questa parallelamente è compensata a qualcun altro in un luogo diverso. Secondo la definizione dell’Interpol, “è un trasferimento di denaro senza nessun vero movimento di denaro”. Detto anche hundi, questo sistema di scambio è usato nei Paesi del Medio Oriente, in Nord Africa e nel Corno d’Africa. Si basa sul rispetto della parola data e su un codice d’onore. Di fatto, il sistema hawala permette a gruppi criminali e terroristici come l’Isis (bilancio stimato in 80 milioni di dollari mensili) di spostare denaro saltando i controlli.”
(Il rapporto Gnosis prosegue con un approfondimento della situazione economico – politica nigeriana, utile per comprendere da dove nasce, a metà anni duemila, la problematica di immigrazione e quella parte criminale che è attualmente agli onori della cronaca nera anche in città italiane dove si ignorava completamente il fenomeno, quali Reggio Emilia, Brescia, Bologna, Perugia, nda).
“L’elevata capacità di alimentare la rete clientelare – lobbista –criminale consente ai gruppi nigeriani di interpretare fedelmente le opportunità offerte dalla transnazionalità.
La poliedricità degli interessi illegali coltivati e la capillarità delle presenze nigeriane a livello mondiale garantiscono potenzialità competitive e rapida possibilità di convertire lo strumento illegale a favore degli affari congiunturalmente più remunerativi.
La morfologia organizzativa della criminalità nigeriana presenta, infatti, una duttilità che consente di aderire alle più remunerative logiche del mercato globale e di sfruttare la vulnerabilità del Paese ospite.
Inoltre, la complessità sociale ed etnica e le tensioni centrifughe presenti in Nigeria assicurano pericolosi canali di comunicazione e trasferimento delle criticità anche in Europa ed in Italia. Sotto l’aspetto squisitamente criminale, nella comunità nigeriana in Italia sta emergendo un contrasto competitivo tra le organizzazioni più dotate, che operano all’interno di sistemi impermeabili, autoreferenziati, esclusivi ed inabissati, e il banditismo di raggruppamenti violenti, ipertrofici, più diretti ed “esternalizzati”.
La maggiore visibilità delle bande finisce per nascondere il più subdolo sistema relazionale delle criminalità lobbiste, offrendo a queste ultime un maggiore agio evolutivo.
Non si esclude, quindi, che proprio la criminalità lobbista e consociativa per la sua capacità di mimetizzarsi, possa offrire uno spazio sempre maggiore alle istanze di natura estremistico – religiosa, peraltro richiamate anche nelle citate “comunicazioni progettuali” di Bin Laden. Il network, quindi, avrebbe le possibilità di interconnettere affari diversi, di veicolare rischi differenziati e di “confondere” le matrici originarie della minaccia.”
(Ritengo molto significativi e attuali questi due passaggi sulla competitività tra i gruppi nigeriani e i risvolti estremistico – religiosi : sono infatti entrambi aspetti di cui oggi parlano le cronache e sui quali si indirizzano le intelligence nazionali e internazionali. Una guerra fra bande è ipotizzabile come movente per la rissa del 6 settembre 2015 a Reggio Emilia ? Quale supporto possono offrire al finanziamento dei terroristi islamici alcune attività commerciali “legali”, quali african market e money transfer ? e quindi, attività criminali diffuse sul nostro territorio, come la prostituzione anche minorile, quantitativamente come contribuiscono al flusso di finanziamento terroristico internazionale ? sono domande alle quali qualcuno dovrà rispondere, quanto prima, nda).
“Nel settembre 2001, a Londra, il ritrovamento del torso del piccolo Adam ha orientato le indagini verso gli ambienti di talune associazioni criminali nigeriane, presenti in Gran Bretagna e diffuse in molti Paesi europei. Esse, infatti, praticano feroci riti di affiliazione tra cui il “sacrificio” di bambini. Le persone indagate in relazione all’omicidio, in larga prevalenza di nazionalità nigeriana, sono risultate far parte di un’organizzazione dedita al traffico di esseri umani. Secondo la stampa, il principale sospettato, presunto padre naturale del bimbo, avrebbe in precedenza ucciso altri undici bambini, fra cui una delle sue figlie.
Con il sistema delle “contribution” le maman e le prostitute conferiscono in una cassa comune parte dei loro proventi, che successivamente utilizzano per l’acquisto e la gestione di nuove “vittime”. Lo sfruttamento di quest’ultime finanzia l’affrancamento delle prostitute “investitrici”. Il fenomeno è circolare e sfrutta la psicologia dei kapò in quanto da un legame di correità e condivisione fra vittime e carnefici deriva un utile che cementa il meccanismo di reciproco controllo ed incentivazione.”