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Sotto l’aspetto direttamente criminale i nigeriani hanno acquisito una posizione competitiva in molti settori illegali. Di seguito riportiamo i principali.
Il traffico di essere umani rappresenta il primo collettore di ricavi illegali da destinare al più lucroso traffico degli stupefacenti. Nella tratta, collegata al racket della prostituzione ed allo sfruttamento della manodopera in nero, i sodalizi nigeriani hanno raggiunto elevati standard organizzativi e gestionali, curando interamente ogni fase, dal “reclutamento” in patria (ingaggio per debito) alla fornitura di documenti falsi per l’espatrio, dal trasferimento nei Paesi di arrivo per tappe successive, sino allo smistamento nei vari settori di impiego illecito. La maggior parte delle vittime proviene dagli Stati del sud (soprattutto Edo ma anche Delta e Lagos), è di etnia Bini, ha un diploma secondario ed è di religione cristiana (pentecostale, cattolica, anglicana).
Nel traffico i cittadini dello Stato di Edo monopolizzano la tratta verso i Paesi Schengen, gli Yoruba e gli Igbo, invece, preferiscono Gran Bretagna ed Usa.
Le principali rotte per il trasferimento in Italia delle clandestine si sviluppano per via aerea – diretta od in tratte successive – oppure via terra, attraverso una serie di soste effettuate in vari Stati africani – in attesa si verifichino le condizioni di sicurezza necessarie alla prosecuzione del viaggio – fino all’attraversamento del Sahara con successivo arrivo in Algeria, Libia od in Marocco. Da questo ultimo Paese, via mare, raggiungono la Spagna o direttamente l’Italia.
I viaggi via terra sono compiuti in jeep, condotte da autisti arabi che trasportano una ventina di passeggeri per volta e possono durare da 2 / 8 mesi fino a due anni. La tratta via mare, con partenza dalle coste marocchine, avviene in modo precario su piccoli scafi che trasportano gruppi di venti o più persone.
Dai Paesi dell’Africa subsahariana (Africa centrale, occidentale e Corno d’Africa) arriva un flusso crescente di clandestini diretti verso le coste italiane, in prevalenza provenienti dall’Africa occidentale ed in particolare dal Ghana e dalla Nigeria. La Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) prevede la libera circolazione all’interno degli Stati membri. Pertanto, i migranti provenienti dai Paesi dell’area diretti verso l’Italia sarebbero effettivamente controllati solo allorquando varchino la frontiera con l’Algeria e la Libia.
In assenza di una normativa concordata fra i Paesi dell’Unione Europea e Paesi dell’Africa subsahariana, in merito alla riammissione dei clandestini, ogni intesa riguardante il problema migratorio deve essere trattata sulla base dell’accordo di Cotonou, in vigore dall’aprile 2003. Esso prevede, fra l’altro, strategie allocate di riduzione della povertà per eliminare le cause prime dell’immigrazione.
(nel 2013 il Consiglio Europeo ha rifinanziato il progetto Cotonou per il periodo 2014/2020 destinando agli investimenti una cifra di 31,5 miliardi di euro. Malgrado i vari accordi fra gli Stati di questi ultimi anni, non pare che sia stata trovata una valida soluzione ai flussi migratori e, in particolare, alla permeabilità di questi da parte di soggetti criminali, nda).
Al momento la UE ha previsto programmi di sviluppo solo in sei Stati nigeriani su trentasei.
L’Italia, che dal 2002 ha destinato alla Nigeria – unico Stato subsahariano prescelto – una quota riservata di ingressi per lavoro, ha avviato con quel Paese attività di cooperazione allo sviluppo sulla base di programmi predisposti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e dall’Istituto delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI) per contrastare la tratta di donne e minori. Il programma si traduce in informazioni, supporto tecnico e formazione alla rete di assistenza locale alle vittime in Nigeria ed in Italia ed alla struttura di contrasto, federale e locale (Stati di Lagos e di Edo).
La Nigeria, invece, che ha collaborato fattivamente al rimpatrio dei propri connazionali, ha introdotto nell’agosto 2003 una nuova normativa contro la tratta che prevede pene più severe per i trafficanti e sistemi di protezione delle vittime.
Le clandestine sono destinate soprattutto al mercato della prostituzione. Il fenomeno ha assunto un rilievo “epidemico” tanto da interessare pressoché tutto il territorio nazionale. Infatti, il 60% delle prostitute straniere presenti in Italia è di origine africana. Si concentra inizialmente nel Piemonte e nel Veneto, sviluppandosi su tutto il territorio nazionale ad opera dei gruppi deputati a gestire il debito delle migranti ammontante a 50/60 mila euro.
Il racket della prostituzione si avvale, talvolta, dell’attività di associazioni apparentemente legali, collegate ai vertici criminali nell’area di origine.
Continua…