Leggi l’articolo precedente: Mafia Nigeriana/3 – Management e gri-gri: un universo criminale composto da due anime

 

L’interessante rapporto della qualificata rivista di intelligence Gnosis (Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna), che citiamo di seguito, continua anticipando alcune informazioni importanti sul delicato settore dei “money-transfer“, di cui tanto si parla oggi, soprattutto dopo il tragico attentato al Bataclan di Parigi avvenuto il 13 novembre 2015, ad opera dei terroristi dell’Isis.


Dalla raccolta dei pomodori al Money-Transfer

Nel territorio italiano la criminalità nigeriana ha acquisito un ottimo livello di competitività nel mercato illecito per la specializzazione conseguita in alcuni settori illegali e per la coesione all’interno dei gruppi. Inoltre ha colto le opportunità offerte dal fitto reticolato transnazionale che collega le cellule presenti in Italia a quelle diffuse nello scenario intercontinentale.

La transnazionalità e la forte “omertà” presente nelle comunità nigeriane, oltre a connotare la matrice criminale, sono fattori costitutivi del network lobbista, che da tali caratteri trae legittimazione e forza. E’ proprio tale “interdipendenza” il nuovo orizzonte della minaccia, attraverso cui mirare e interpretare le poliedriche attività illegali.

Il felice connubio tra tradizione e modernità emerge anche nelle cosiddette “contribution”, che conferiscono uno statuto imprenditoriale attualissimo nell’ambito della prostituzione, ritenuto misoneista e chiuso alle innovazioni, tra riti ju – ju e voodoo. Secondo tale sistema, ormai generalmente applicato, le donne costrette a prostituirsi investono una quota dei guadagni nell’acquisto e nello sfruttamento di altre connazionali che, aumentando i profitti, facilitino l’assolvimento dei loro debiti con l’organizzazione ed il conseguente affrancamento.

Siffatto modello gestionale, ancora più impermeabile, efficace e competitivo, attraverso una partecipazione più diretta e coinvolgente di tutti gli attori illegali, vittime e carnefici, crea un circuito perverso di reciproco coinvolgimento che espande il mercato e limita eventuali defezioni. Il fenomeno nigeriano in Italia, qualitativamente crescente, emerge soprattutto nel Triveneto, Piemonte, Lombardia, Emilia, Umbria e Campania. In quest’ultima regione i nigeriani, concentrati nell’area domiziana, si sono inseriti nella manodopera in nero e nel traffico di droga. Nel primo caso hanno pressoché monopolizzato la raccolta di pomodori e di frutta, la pastorizia e la piccola produzione casearia.

Nel mercato locale di narcotici, invece, essi hanno vissuto momenti di conflittualità con gruppi albanesi e camorristi, allorquando abbiano tentato di espandere spazi e competenze, minando così i delicati equilibri locali. Sono, inoltre, mal sopportate talune spiralizzazioni che, provocando allarme sociale, mettono a repentaglio l’andamento degli affari criminali nell’area.

Nel Triveneto, in Piemonte e nel centro – Italia, infine, interagiscono gruppi “microcriminali”, vere e proprie organizzazioni strutturate come in madrepatria, di cui ripetono interessi ed antagonismi e associazioni di spiccato profilo imprenditoriale e “penetrate” da qualificati pregiudicati.


I fatti criminosi registrati dalle cronache in Emilia negli ultimi mesi del 2015 e attualmente sotto l’obiettivo degli investigatori e della magistratura, possono testimoniare il crescere di attriti fra gruppi mafiosi etnici per un ricollocamento di spazi vitali sul territorio.

Continua…