Leggi l’articolo precedente ➡ La mano nera sulla città: dal 2 marzo approfondimento settimanale sulla mafia nigeriana
Sono le ore 16.00 di domenica 6 settembre 2015, è una giornata tranquilla e soleggiata giornata che inizia come tante altre nella città emiliana di Reggio Emilia, conosciuta per il suo (ancora) alto tenore di vita e per essere la provincia italiana con la percentuale più alta di immigrati, rispetto alla popolazione residente.
Ma qualcosa di terribile quel giorno si stava preparando nella zona della Stazione Ferroviaria. Qualcuno scende da un treno proveniente da Modena e Bologna, altri si avvicinano a piedi dalle vie limitrofe, famose per essere da anni dominio di extracomunitari non sempre dediti alla legalità.
I passanti che si trovano casualmente lì in quel momento, vivono un incubo. Famiglie con i bambini, che approfittavano del piacevole sole, scappano terrorizzate rifugiandosi in una gelateria. Mentre fuori, per le strade della zona, scorre il sangue.
Una trentina di nigeriani si rincorrono inferociti, urlano, si prendono a botte e a colpi di machete, l’arma bianca di grandi dimensioni tipica delle tradizioni guerriere africane. I feriti a terra sono almeno quattro, nove i fermati dalla polizia, tutti con regolare permesso di soggiorno o la cittadinanza. Le loro maglie inzuppate di sangue.
Le famiglie con i bambini sono rinchiuse in una gelateria mentre oltre cinquanta uomini delle Forze dell’Ordine rischiano la vita per fermare una rissa che pare non abbia fine. Per un puro caso, una partita di calcio di seria A allo stadio cittadino, è stato possibile convogliare tanti uomini nella zona della rissa, diversamente sarebbe stato un problema affrontarla nell’immediatezza dell’urgenza. Alle urla incomprensibili dei nigeriani si aggiungono le sirene spiegate delle numerose ambulanze. I feriti vengono assistiti malgrado molti cerchino di dileguarsi nelle vie battute dalla calura.
Mai nell’apparentemente tranquilla Reggio Emilia era capitato qualcosa di simile.
La motivazione di tanta brutalità, che per miracolo non ha visto il morto fra i litiganti o peggio ancora fra le Forze dell’Ordine o qualche malcapitato cittadino, è assolutamente ridicola, ma viene spacciata inizialmente per buona: uno sgarbo ad una ragazza, una cieca gelosia fra maschi dominanti.
Ridicolo! Ridicolo affermarlo, ridicolo crederci. All’indomani della domenica di sangue, prendo posizione sull’accaduto e lo commento con queste parole, riportate subito ampiamente da Prima Pagina Reggio e Il Mostardino.it, quindi dalla Gazzetta di Reggio:
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COSA PUÒ NASCONDERSI DIETRO LA RISSA DEI NIGERIANI A REGGIO?
“Faccio fatica a credere che la mega rissa scoppiata a Reggio domenica pomeriggio, sia dovuta esclusivamente ad un apprezzamento di troppo fatto ad una ragazza.
La nostra città ha assistito a qualcosa di incredibile, con cittadini inermi barricati in una gelateria, mentre ben cinquanta uomini delle Forze dell’Ordine e del personale sanitario, hanno messo a repentaglio la loro incolumità. Una massa di nigeriani inferociti potevano farci scappare il morto e non solo fra di loro: poteva rimetterci chiunque si trovasse da quelle parti.
Pensavamo che certe cose capitassero solo in zona Napoli ? O nel Bronx ? La riflessione è doverosa. Le polemiche – assolutamente legittime – sull’immediata scarcerazione dei soggetti fermati dalla Polizia sono un aspetto del degenerante buonismo e lassismo giuridico di cui ormai è inzuppato il nostro sistema giudiziario. Più volte ho parlato con delinquenti, stranieri ma pure italiani, che mi dicevano quanto sia incoraggiante per loro la latitanza della certezza della pena in Italia.
Ma bisogna fare anche un’altra riflessione. Una volta si diceva che la mafia cinese da noi non esiste e, se esiste, non interessa particolarmente, fin quando “se la sbrigano fra di loro” e lasciano stare noi italiani (leggi reggiani). Perfetto ragionamento da ottusi!
Le mafie silenziose sono pericolose quanto quelle più chiassose. Il ragionamento va fatto quindi sul fenomeno inquietante della mafia nigeriana, ben conosciuta dagli investigatori a livello nazionale e sicuramente anche locale. Dietro ad una violentissima e pericolosissima rissa, può nascondersi una lotta intestina per la gestione del traffico di droga (diffuso lo spaccio tramite ovuli ingeriti o nascosti nelle parti intime) o l’inquietante traffico di esseri umani, nello specifico il mercato delle prostitute minorenni.
La criminalità nigeriana è tristemente nota per arricchirsi sulla pelle delle ragazzine adescate nel Paese d’origine, normalmente da “maman” di facili promesse, quindi stuprate nel lungo viaggio di trasferta e infine destinate, carne da macello, alla prostituzione nelle nostre città.
Bologna è una delle città snodo del traffico. I riti Voodoo fanno parte della strategia di assoggettamento di queste piccole schiave, che ritroviamo ad esercitare nelle strade e in appartamenti, questi affittati e gestiti da agenzie compiacenti, apparentemente in regola. La ragazzina è quindi obbligata a restituire il debito (dai 30mila ai 60mila euro) contratto con la maman, pena una brutta fine e ripercussioni sulla famiglia d’origine. Capita anche che queste schiave rimangano incinta: dove vanno ad abortire o dove finisce il bambino eventualmente partorito? Chi a Reggio si ricorda del caso della “ginecologa” cinese, che esercitava con tanto di ambulatorio improvvisato, in via Turri ? da lei andavano donne cinesi di ogni età, dal nord Italia: gli interventi di interruzione di gravidanza erano anche 6/7 al giorno, ad un milione di lire ciascuno. Una volta arrestata, la famosa “dottoressa” cinese si trasferì a Mestre, per continuare nel suo richiestissimo lavoro.
I nigeriani nella nostra città cosa fanno, cosa gestiscono ? È tutto in regola dietro i trasferimenti di denaro e nei negozi africani ? I soggetti coinvolti nella rissa della Stazione sono in regola, ma dove lavorano esattamente?
Insomma, la domanda d’obbligo è una: Reggio è immune da questo fenomeno criminale?”
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Il movente della gelosia resiste per alcune settimane, fino a quando il Questore di Reggio Emilia, in occasione di un discorso ad una Messa celebrativa, accenna che le investigazioni si stanno indirizzando anche su altri scenari. A buon intenditor, poche parole.
A quarantotto ore dai fermi eseguiti dalla Polizia e dai Carabinieri, tutti i nigeriani sono a piede libero, mentre il comprensibile malcontento dei cittadini per bene prende spazio sulla stampa locale.
Un paio di settimane dopo, sfugge ai più una breve notizia, che riporta l’arresto, con ricovero in ospedale, di un ragazzo nigeriano che aveva ingerito un sacchetto di droga. Non raramente capita che questi spacciatori, manovalanza di ben più intoccabili trafficanti di morte, rischino di morire a causa degli ovuli di stupefacenti nascosti in pancia o, per le donne e addirittura le minorenni “usate”, infilati nei genitali. Gli operatori dei Pronto Soccorso ne sanno tristemente qualcosa.
Le indagini spaziano a trecentosessanta gradi, ci si chiede come mai dei nigeriani sono arrivati in treno da altre città per inscenare una rissa di gelosia. Le fotografie scattate ai fermati e in aula di Tribunale, mostrano soggetti con tatuaggi simili, forse simbologia di appartenenza, comunque di difficile lettura per chi non ha studiato bene certi gruppi sociali. Gruppi che usano machete, coltelli e pugni. Gruppi che però si fanno valere, su donne e fanciulle inermi, anche con la forza – per noi forse inspiegabile – della magia nera. Altre donne sono in questo complici, eseguendo riti tribali nei Paesi di origine, schiavizzando anche bambine, rendendo schiave tante prostitute che vediamo battere nelle nostre strade. Il ricatto è l’arma potente: ricatto magico e finanziario, devi ripagare il debito per ottenere il riscatto della tua anima, la libertà del tuo corpo. E pure i tuoi documenti sottratti dalle maman che, a dispetto dal nome, hanno tutto eccetto che delle mamme amorevoli.
Continua…